A seguito delle ricerche svolte, dei dati raccolti e delle analisi effettuate è nata l’idea di nuove proposte nel campo della comunicazone visiva in Italia. Già furono avviate nel nostro paese, tra gli anni ‘70 e la fine degli anni ‘80, le basi per dei cambiamenti sulla scena della grafica. Con la Carta del progetto grafico, con i testi pubblicati sulla progettazione visiva, sul metodo e la figura del designer, e attraverso le informazioni ricavate dal percorso di questa ricerca, possiamo pensare di dare seguito ai propositi di allora con le proposte di oggi. Le aree coinvolte saranno: l’istruzione, il lavoro e le istituzioni.
ISTRUZIONE
Alla base della formazione dell’individuo c’è indubbiamente l’istruzione. A partire dalla scuola dell’obbligo, per arrivare agli studi superiori. Quella cui facciamo riferimento in questa tesi è l’istruzione superiore nell’ambito della progettazione della comunicazione visiva. La situazione italiana presenta molti problemi relativi alla burocrazia, ai sistemi adottati in passato e poco aggiornati che penalizzano lo sviluppo di metodologie alternative. Pur rilevando delle incoerenze tra gli argomenti trattati nei piani di studio e le esigenze del mercato, a tutt’oggi non sono stati presi provvedimenti che abbiano favorito le esigenze degli studenti, che di fatto sono più avanti di quello che studiano. Le istituzioni progrediscono a rilento mentre il mondo cambia rapidamente e le persone cambiano con lui. Nell’intervista di Beppe Chia, si rilevano, tra le risposte, varie affermazioni sulle carenze della didattica offerta dalle università. I piani di studio vengono programmati cinque anni prima della loro attuazione e molte volte, gli studenti, sono costretti al compromesso di adeguarsi all’offerta proposta, integrandola con ricerche personali di argomenti attuali. Sarebbe invece opportuno istituire un consiglio composto da studenti e docenti, (Consiglio di Formazione Accademica) in grado di programmare dei piani di studio attuali e aperti al futuro. Il metodo di lavoro dovrebbe essere basato sull’interazione tra giovani e insegnanti. La formalizzazione dei piani di studio con verifiche regolari, nell’ottica di un coordinazione collettiva, garantirebbe l’efficacia e la coerenza dei processi formativi. Per quanto riguarda l’offerta disciplinare, si dovrebbero integrare i percorsi didattici con altre materie in grado di apportare una conoscenza completa che fornirà gli strumenti adatti alla comunicazione visiva.
“L’architetto progetta benissimo le strutture, le stanze e quant’altro, ma magari non fa nessuna riflessione su quali sono i flussi e le informazioni da dare per fruire quegli spazi. Spesso in seguito viene chiamato il grafico che deve risolvere questi problemi, che non sono problemi di comunicazione visiva”
Questo esprime la necessità di un metodo interdisciplinare.
Nell’intervista, Beppe Chia parlando delle metodologie di progettazione di Tomàs Maldonado, dice: “Il suo approccio al progetto era quello di mettere in relazione discipline, campi, utilizzi e persone molto diverse.” L’aspetto teorico si completa con l’organizzazione di laboratori all’interno delle facoltà, in cui gli studenti di varie discipline partecipano, confrontandosi, alla realizzazione di progetti comuni. Questi laboratori avrebbero la funzione di collegare l’università col mondo del lavoro, permettendo agli studenti di conoscere il lavoro degli studi di progettazione visiva e ai professionisti di ricevere nuovi input.
Le proposte illustrate, seppur azzardate, vogliono essere uno stimolo alle istituzioni competenti per l’ottimizzazione dei piani formativi.
Il cambiamento di sistemi vigenti implica sempre un grande sforzo di accettazione e attuazione, ma quando l’obbiettivo è il miglioramento delle condizioni esistenti tale impegno si rende necessario.
LAVORO
L’attuale realtà lavorativa degli studi di progettazione visiva, evidenzia delle difficoltà nelle fasi di articolazione di un progetto. Le maggiori carenze si riscontrano soprattutto nelle fasi di raccolta dati, analisi dati, e verifica. La raccolta dati è tra le prime operazioni da svolgere poiché permette di collezionare le informazioni necessarie da cui partire per elaborare un progetto. L’analisi volge all’approfondimento di tali dati per selezionare e classificare il materiale utile all’elaborazione del progetto da sviluppare. La verifica è poi il momento della prova della funzionalità del lavoro svolto, poiché evidenzia i punti di forza e le criticità da cui partire per una correzione dell’operato.
Il problema è che spesso la verifica viene considerata una fase a sé stante al progetto, un momento successivo e talvolta non indispensabile, quando invece è una fase fondamentale all’interno del processo, poiché conclude effettivamente il ciclo di lavoro. Quindi l’attenzione richiesta da ogni passaggio implica l’impegno di risorse e di tempo che molte volte non sono disponibili negli studi di progettazione visiva, poiché impiegati in altre attività. Ecco come gli studenti potrebbero entrare a far parte della realtà lavorativa, i laboratori sarebbero l’occasione di sperimentare le conoscenze acquisite durante il corso di studio e di supplire alla reale carenza di cura da parte dei professionisti, più interessati al raggiungimento degli scopi progettuali che alle singole fasi preparatorie. Un punto a favore dei giovani designer è il fatto di avere un occhio esterno al progetto, più obbiettivo e scrupoloso, quindi capace di captare eventuali imprecisioni e soprattutto di partecipare con entusiasmo e creatività proponendo nuove soluzioni.
ISTITUZIONI
Accanto alle due istituzioni riconosciute, a livello nazionale, quali l’università, come entità formativa e gli studi di progettazione visiva, come realtà lavorativa, sarebbe necessaria l’introduzione di una struttura polifunzionale in grado di gestire pratiche burocratiche e promuovere attività culturali sulla comunicazione visiva. Questo organismo, che chiamerei Osservatorio Nazionale per la Grafica, avrebbe il compito di raccogliere attorno a sé le personalità del settore, offrendo luoghi, risorse, strumenti per favorire lo sviluppo di nuovi progetti e l’evoluzioni di quelli già in essere, offrendo garanzie e nuove opportunità agli addetti ai lavori. Le attività proposte dovrebbero essere strutturate con workshop, conferenze, mostre, incontri aperti al dialogo, alla formazione e allo scambio di idee, nonché corsi di aggiornamento, laboratori e seminari, volte all’interazione tra un pubblico eterogeneo e allo sviluppo di progetti nell’ambito della comunicazione visiva.
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